2. FLIT: A colloquio con l’autore Alberto Piazzi “SONO MATTIA, SCALA C”

23.10.2020.

Una sto­ria “quasi vera”

“Ho vissu­to per anni in un quar­ti­ere ope­ra­io, dove la vita in comu­nità e la soli­da­ri­età per­met­te­va­no anc­he agli ulti­mi di vive­re dig­ni­to­sa­men­te. Certe tema­tic­he, poi, mi sono entra­te den­tro negli anni dell’adolescenza. Ancora oggi ricor­do i com­men­ti di mio padre alle noti­zie del gior­na­le radio del­le 20, in par­ti­co­la­re quel­le che rigu­ar­da­va­no il mon­do del lavo­ro. Si ini­zi­ava col com­men­ta­re uno sci­ope­ro e si fini­va col par­la­re di dirit­ti uma­ni, di pace, di ugu­agli­an­za, di libertà”

- Alberto Piazzi

Difficile defi­ni­re il gene­re let­te­ra­rio del secon­do roman­zo di Alberto Piazzi, una sto­ria corag­gi­osa, ric­ca di vicen­de e spun­ti tema­ti­ci com­ple­ssi: psi­co­lo­gia, for­ma­zi­one, mora­le soci­ale, gius­ti­zia. I luog­hi in cui è ambi­en­ta­to sono quel­li del­la zona a nord-est e sud-est di Milano, il peri­odo è quel­lo dell’Italia degli anni di piombo.

La vita di Mattia Castagna, appe­na tre­di­cen­ne, viene dram­ma­ti­ca­men­te seg­na­ta dal­la mor­te del padre. Mattia però è un raga­zzo for­te e tena­ce, reagis­ce al lut­to, si dà da fare e tro­va un impi­ego per aiuta­re eco­no­mi­ca­men­te la fami­glia. Ma una sera acca­de qual­co­sa che cam­bi­erà per sem­pre il cor­so del­la sua esis­ten­za: pur non aven­do com­me­sso nul­la di male, si tro­va ad esse­re vit­ti­ma di un’ingiustizia e, da quel momen­to in poi, la stra­da per lui sarà tut­ta in sali­ta… Che ruolo avran­no nel­la vicen­da valo­ri come il sen­so mora­le, l’amicizia e la soli­da­ri­età umana?

“Sono Mattia, sca­la C” è sta­to defi­ni­to il libro più bel­lo tra i meno recla­mi­zza­ti del 2019. Alberto Piazzi ha esor­di­to nel 2018 con “Il dossi­er E”, ques­to è il suo secon­do romanzo.

Alberto, come nas­ce la figu­ra del pro­ta­go­nis­ta? È una sto­ria vera? 

- Ho vissu­to per 18 anni in un bor­go di cam­pag­na e per altri 16 in una cit­tà indus­tri­ale. Per anni ho pen­sa­to di scri­ve­re un libro che pote­sse met­ter­li a con­fron­to e mos­tra­re le con­se­gu­en­ze soci­ali del­la dein­dus­tri­ali­zza­zi­one. Il pro­ta­go­nis­ta del roman­zo, Mattia, vive nei due luog­hi, quel­lo rura­le e quel­lo indus­tri­ale, assis­te ai pro­ce­ssi che avven­go­no davan­ti e intor­no a lui. Prima con gli occ­hi curi­osi di un bam­bi­no, quan­do il padre gli fa sco­pri­re l’umanità dei luog­hi in cui vive, poi con tan­ta malin­co­nia, quan­do rag­gi­un­ge l’età adul­ta. È una sto­ria vera? Non pre­ci­sa­men­te, direi che è un col­la­ge di sto­rie real­men­te acca­du­te, alcu­ne in luog­hi e tem­pi diver­si da quel­li nar­ra­ti. Storie che mi sono sta­te rac­con­ta­te dagli orfa­ni del col­le­gio dei Martinitt di Milano e dai giova­ni ospi­ti del­la Villa dei Gerani, il rifor­ma­to­rio di Pizzighettone.

Il sen­so del­la gius­ti­zia. Mattia si ritro­va coinvol­to in una vicen­da giudi­zi­aria, accu­sa­to di qual­co­sa che non ha com­me­sso. Pensi che i raga­zzi di oggi cre­da­no nel­la gius­ti­zia? Hanno fidu­cia nel­le istituzioni?

- La gius­ti­zia ser­ve a san­zi­ona­re le per­so­ne e gli orga­ni­smi che non osser­va­no le rego­le. Regole indis­pen­sa­bi­li, per­c­hé se non ci fosse­ro, vige­reb­be la leg­ge del più for­te. Voglio dire che le rego­le sono essen­zi­ali e van­no ris­pet­ta­te – a livel­lo nazi­ona­le e inter­na­zi­ona­le – per­c­hé ser­vo­no a difen­de­re i più debo­li. Ciò det­to, pen­so che alcu­ne rego­le intro­dot­te in peri­odi emer­gen­zi­ali dovreb­be­ro esse­re abro­ga­te, così come han­no fat­to gli altri Paesi euro­pei, per­c­hé è arri­va­to il momen­to di chi­ude­re col passa­to. I raga­zzi di oggi cre­do­no nel­la gius­ti­zia e nel­le loro isti­tu­zi­oni? Per ris­pon­der­ti pren­do a pres­ti­to un passag­gio del mio pri­mo libro, “Il Dossier E”, quan­do, a pre­ci­sa doman­da, un alto fun­zi­ona­rio del­la Commissione Europea ris­pon­de: La situ­azi­one dell’Italia ci pre­oc­cu­pa mol­to, soprat­tut­to per­c­hé c’è una cri­si di fidu­cia che attra­ver­sa tut­ta la soci­età. Abbiamo la sen­sa­zi­one che gli ita­li­ani si fidi­no mol­to poco del­le loro isti­tu­zi­oni, dei loro par­ti­ti, del­le loro impre­se, dei loro sin­da­ca­ti. Di tut­ti, anc­he dei loro vici­ni di casa.

La soli­da­ri­età. La man­can­za di soli­da­ri­età nei con­fron­ti di Mattia da par­te dei col­leg­hi sarà causa del suo arres­to e del­la sua deten­zi­one car­ce­ra­ria. Ma, in segu­ito, la soli­da­ri­età che rice­ve dagli ami­ci diven­terà la sua sal­ve­zza. Cosa gli sareb­be potu­to acca­de­re se fosse sta­to las­ci­ato solo?

- Chi di noi, pur non facen­do nien­te di male, non è mai sta­to vit­ti­ma di un’ingiustizia? Tutti, pen­so. Alcune sono lievi, mar­gi­na­li, altre sono pesan­ti, dif­fi­ci­li da sop­por­ta­re. Certe vol­te ries­ci a uscir­te­ne da solo. Altre vol­te no, hai bisog­no di aiuto. Chi te lo può dare? La fami­glia, pri­ma di tut­to, poi gli ami­ci, o meglio la comu­nità, e poi anco­ra lo Stato, con misu­re e azi­oni defi­ni­te di inclu­si­one soci­ale. Non è det­to però che fami­glia, comu­nità e Stato ti siano suf­fi­ci­en­te­men­te vici­ni o che ries­ca­no a far­ti usci­re da una situ­azi­one dis­pe­ra­ta. Anzi, può suc­ce­de­re che la fami­glia non ce la fac­cia, che alcu­ni ami­ci ti giri­no le spal­le, che lo Stato sia assen­te o addi­rit­tu­ra si met­ta di tra­ver­so. E allo­ra nas­ce il dram­ma: ris­c­hi di entra­re in una spi­ra­le che può por­tar­ti all’assunzione di scel­te insa­ne, estre­me, sen­za vie d’uscita. Mattia ave­va bisog­no di aiuto ed è sta­to aiuta­to, poi, a sua vol­ta, è sta­to lui che ha aiuta­to gli altri. Insomma, ha rice­vu­to e ha dato, com’è gius­to che sia. Non oso imma­gi­na­re cosa gli sareb­be potu­to capi­ta­re se fosse sta­to las­ci­ato solo.

Le dif­fi­col­tà eco­no­mic­he. In una fase sto­ri­ca di rece­ssi­one come quel­la che tut­to il mon­do sta attra­ver­san­do, la dis­tan­za tra i ceti soci­ali, la for­bi­ce ric­c­he­zza – pover­tà, si fa sem­pre più sen­ti­re. Cosa possi­amo fare per aiuta­re i nos­tri raga­zzi a sta­re con i piedi per terra? 

- La fami­glia, la comu­nità, la scu­ola e i media han­no un ruolo fon­da­men­ta­le nel­la tra­smi­ssi­one di cer­ti valo­ri e prin­ci­pi di gius­ti­zia soci­ale. Ognuno dovreb­be fare la sua par­te, cosa che pur­trop­po non è. Alcuni di ques­ti non ce la fan­no e altri non si assu­mo­no le pro­prie res­pon­sa­bi­lità, pen­so in par­ti­co­la­re ai media, o meglio, a cer­te tes­ta­te gior­na­lis­tic­he e reti tele­vi­si­ve. Non capis­co come si possa dare tan­to spa­zio a noti­zie mor­bo­se e bana­li, a tra­smi­ssi­oni demen­zi­ali, a poli­ti­ci che dic­hi­ara­no il nul­la. Perché non capis­co? Perché con­tri­bu­is­co­no a far naufra­ga­re un mon­do di cui fan­no par­te. Detto ques­to, va obi­et­ti­va­men­te det­to che il rap­por­to tra ric­c­he­zza e pover­tà ha rag­gi­un­to livel­li insos­te­ni­bi­li. Cosa si può fare? Ci vor­reb­be una poli­ti­ca uni­ver­sa­le, un cemen­to che unis­ca le gen­ti per la reali­zza­zi­one di obi­et­ti­vi eco­no­mi­ci e soci­ali comuni.

Una rifle­ssi­one gene­ra­le sul con­tes­to soci­ale che fa da sfon­do al romanzo?

- Prendo anco­ra a pres­ti­to una fra­se, la rifle­ssi­one malin­co­ni­ca di Mattia quan­do tor­na a Sesto San Giovanni e osser­va gli abi­tan­ti del Villaggio. Tanti anni pri­ma – dice – le loro sto­rie face­va­no par­te di una sto­ria col­let­ti­va. Ecco, gli anni 70 era­no anni di entu­si­asmi e spe­ran­ze, vissu­ti col­let­ti­va­men­te. Si sog­na­va un mon­do gius­to, libe­ro, sen­za guer­re. Sogni e sen­ti­men­ti che han­no attra­ver­sa­to tut­ta la soci­età, com­pre­sa la let­te­ra­tu­ra, la musi­ca e il cine­ma, tre ele­men­ti sem­pre pre­sen­ti in ques­to roman­zo. Purtroppo, però, la sto­ria ha imboc­ca­to un’altra dire­zi­one, mi è dif­fi­ci­le dire in meglio.

A quale gene­re let­te­ra­rio appar­ti­ene “Sono Mattia, Scala C”?

- A mio avvi­so è un incro­cio di gene­ri: un po’ nar­ra­ti­vo, un po’ psi­co­lo­gi­co, un po’ thril­ler. Qualcuno lo ha defi­ni­to un roman­zo di for­ma­zi­one, in quan­to accom­pag­na l’e­vo­lu­zi­one del pro­ta­go­nis­ta ver­so la matu­ra­zi­one e l’età adul­ta. Condivido ques­to giudi­zio, nel libro emer­go­no emo­zi­oni, sen­ti­men­ti, idee e azi­oni vis­te nel loro nas­ce­re dal­l’in­ter­no. Di cer­to non è sto­ri­co, ma ci sono alcu­ne rifle­ssi­oni sul­la sto­ria del­la fine del seco­lo scor­so, un peri­odo che ci sem­bra tan­to lon­ta­no e diver­so da quel­lo attuale.

Testo di Luisa SORBONE