15. Monte Librić: A colloquio con Vincenzo Stera
La didattica che unisce musica e movimento
• Testo e fotografie di Luisa SORBONE
• “Tutti abbiamo una nostra musicalità, si tratta solo di scoprirla” •
• “È molto importante per me portare anche qui l’esperienza maturata in tanti anni di lavoro con i bambini e con le famiglie. Per continuare a sperimentare e a giocare”.
In occasione della quindicesima edizione del Festival Monte Librić a Pola, Vincenzo Stera ha presentato il suo ultimo concerto-spettacolo “Zoo party”, progetto didattico che coniuga musica e movimento espressivo.
“Stiamo portando in giro questo spettacolo per far conoscere la nostra ultima produzione editoriale fatta di testi e di musica in una forma che non è quella della semplice narrazione ma che prevede il coinvolgimento attivo dei bambini, soprattutto nei momenti ritmici. Il ritmo, le variazioni e gli andamenti della musica vengono vissuti col corpo attraverso il movimento espressivo. Gli elementi musicali e quelli del movimento nella danza creativa hanno molto in comune”.
L’idea di creare un vero e proprio percorso didattico unendo musica e movimento nasce dalla sua personale esperienza di vita.
“Tutto ha avuto inizio nei quartieri poveri di Napoli, dove sono nato e dove ho trascorso la mia gioventù. Ho fatto lì i primi studi e lì ho cominciato a lavorare con i bambini di strada. Anch’io, anni prima, ero stato un bambino di strada e conoscevo perfettamente le dinamiche di quella realtà. Bambini iperattivi, abituati al rumore, senza regole e freni avevano bisogno di qualcosa di diverso per restare stupiti e fermarsi ad ascoltare. La musica cominciò ad essermi di aiuto. La sorpresa sonora stupiva, creava silenzio e attenzione. Da quel momento ho capito che quella era la via. L’obiettivo era metterli in condizione di percepire il silenzio e godere del gesto fatto in silenzio, insegnare loro a rispettare l’altro e a sviluppare una dimensione magica e immaginaria”.
Il percorso didattico
Il passaggio dal gioco di movimento spontaneo e fine a se stesso, come può essere quello di un girotondo, al movimento di espressione consapevole richiede continue verifiche da parte degli insegnanti. Lo scopo educativo è soprattutto quello di rendere i bambini consapevoli del percorso intrapreso e del suo significato.
“Si tratta di vero percorso didattico, fatto di sequenze. La musica, come il movimento o l’immagine, sono linguaggi espressivi provvisti di una grammatica che, per essere compresa ed appresa, va illustrata e sperimentata in tutte le sue fasi”.
Ogni bambino ha le sue esigenze
“È importante rispettare i bisogni dei bambini anche in funzione della loro età. L’ideale sarebbe cominciare sin dalla nascita, quando il bambino è in famiglia con i genitori, ancora prima che al nido e alla scuola dell’infanzia, per poi proseguire alla scuola primaria e anche più avanti, in forme diverse”.
Un percorso espressivo gestuale-musicale che andrebbe quindi frequentato nel tempo per favorire la possibilità di esprimersi e comunicare.
“Quando si inizia il lavoro in gruppo con bambini in età scolare o prescolare e vengono proposte attività coinvolgenti, i bambini hanno reazioni positive, perché affascinati dal gioco musicale e di movimento. Hanno una musicalità innata, il
compito che abbiamo noi educatori è quello di favorirli in questo percorso di sviluppo della creatività”.
Dai primi mesi di vita alla scuola primaria
“Uno dei percorsi più preziosi che ho sperimentato è stato lavorare con bambini dai 6 ai 12 mesi. Il contesto sociale e culturale odierno mi ha fornito molti stimoli a riflettere sul ruolo di mediatore che il genitore può assumere per comunicare e insegnare l’espressività. In questo percorso, l’adulto diventa protagonista insieme al bambino di tante attività che oggi si fanno molto meno, come cantare, muoversi in modo ritmico con il bambino”.
E per i più grandi? Entrare in quadro di Kandinsky e riuscire a interpretarlo con i suoni e con il movimento del corpo è un altro modo di declinare creativamente attività musicale e motoria. “Lavorare con l’immagine è un’esperienza bellissima che si può fare alla scuola primaria e anche secondaria, ma che naturalmente necessita di preparazione e non può essere proposta a tutti i gruppi”.
Il ruolo degli insegnanti
L’insegnante deve essere un modello per i bambini. Con il suo modo di muoversi all’interno dell’aula, con i suoi ritmi e con la sua vocalità. Ma soprattutto con la disponibilità a mettersi in gioco.
“Sono importanti gli incontri formativi, ma è anche molto utile lavorare con il proprio corpo e imparare ad ascoltarsi. Non sono richieste competenze specifiche, non è necessario essere un docente di Scienze motorie o di Musica. Tutti abbiamo una nostra musicalità, si tratta solo di scoprirla.
Vincenzo Stera è nato a Napoli nel 1958 e vive a Trieste dal 1984. È stato docente di Scienze Motorie e Sportive nella scuola pubblica dal 1979 al 2020. È componente del comitato tecnico-scientifico della Scuola regionale dello sport del CONI Friuli Venezia Giulia. È stato atleta azzurro junior nell’atletica leggera. È musicista , autore di musica per bambini e ideatore di concerti-spettacolo tra i quali: Piano piano, forte forte (presentato al Festival internazionale di teatro e cultura per la prima infanzia Visioni di futuro visioni di teatro, Bologna 2012), Music Box (presentato a Stoccolma jazz festival per bambini, 2013), La musica dello gnomo Mirtillo (spettacolo che ha festeggiato nel 2019 i quindici anni di repliche), Zoo music band (2015), Storia di una stella marina (2016), Zoo party music & live painting (2020). Collabora con la Casa della musica di Trieste /Scuola di Musica 55 (www.scuoladimusica55.it) per i progetti per l’infanzia tra cui il Festival di musica per bambini del quale cura la direzione artistica dal 2008. Attualmente è in libreria il suo ultimo lavoro: “Zoo Party” albo illustrato + playlist online (Edizioni Curci).
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