Tradurre e non tradire
L’ultimo saggio di Rita Scotti Jurić e Lorena Lazarić
Testo di Luisa SORBONE
A tutti coloro che traducono perché non vogliono vivere in province confinanti col silenzio. - George Steiner
• È frutto di 10 anni di studio e ha per tema la traduzione, nei suoi aspetti teorici e pratici.
Un lavoro che indaga tra differenze culturali ed espressive e che vuole dare un reale contributo alla scienza della traduzione, poetica e letteraria. Rita Scotti Jurić e Lorena Lazarić sono le autrici di “Tradurre e non tradire” – riflessioni teoriche e analisi testuali – presentato all’Università Juraj Dobrila di Pola il 13 aprile.
“Tradurre e non tradire” è dedicato a chi il traduttore lo fa “di mestiere”, ma anche a tutti coloro che si interessano di interazione culturale e linguistica in senso più ampio. In un contesto regionale come quello dell’Istria, da sempre terra di incroci per ragioni storiche e geografiche, la traduzione diventa spesso una necessità. Nel saggio, pubblicato dall’Università degli studi “Juraj Dobrila” di Pola tante interessanti considerazioni sulla ricerca del giusto equilibrio tra la fedeltà alla struttura grammaticale del testo originale e la libertà stilistica nel testo di arrivo.

Un ruolo complesso
Il traduttore è un po’ come un viaggiatore. Come dice Batteux, “scambia a volte un pezzo d’oro con molti d’argento, a volte più pezzi d’argento con un oro”. Una metafora che sottolinea l’unicità e al tempo stesso la responsabilità di chi traduce, a cui l’autore affida il compito di interpretare e riprodurre mondi spesso sconosciuti.
“La riflessione sull’ importante figura del traduttore – commenta Rita Scotti Jurić – interessa da anni linguisti e filologi. Quando uno scrittore interpreta a parole i propri sentimenti, le emozioni, l’amore, l’odio, l’ansia, li trasforma in un’altra dimensione, in forma scritta. Più abile è questa transcodifica più “grande” sarà lo scrittore. Il vero problema sorge quando il testo passa dalle mani dell’autore a quelle del traduttore. L’autore glielo assegna con ansia, quasi come se affidasse un bambino nelle mani di chi lo deve custodire. E ci sono due modi diversi di badare a un bambino: lo si può fare con professionalità, rimanendo corretti e mantenendo un certo distaccato, oppure lo si può fare mettendoci il cuore. Da questo passaggio dipenderà la freschezza e la veridicità dell’espressione. Ecco, in sintesi, diciamo che il traduttore è quell’affidatario che trasporta nel miglior dei modi un elemento dal punto del percorso A a quello B, mantenendone inalterati i modi, le passioni, i gusti e la bellezza di ciò che gli è stato affidato.

Tradurre per capire meglio la diversità
Per oltre quarant’anni – continua Rita Scotti Jurić – ho insegnato presso il dipartimento di Italianistica dell’Università di Pola. Anni fa ho avuto l’idea di progettare un corso post laurea che approfondisse gli aspetti della traduzione e così è nato il Corso specialistico post laurea in traduzione, di cui sono stata responsabile fino al mio pensionamento. Il desiderio di tenere sempre le luci di posizione accese in fatto di traduzione è diventato uno stile di vita, un’abitudine che si rinnova ogni qualvolta ci troviamo di fronte a un testo tradotto. A conclusione della mia lunga vita lavorativa, abbiamo pensato di raccogliere alcuni saggi già presentati ai convegni e di aggiungerne altri inediti, proponendo una struttura teorica del tutto nuova, aggiornata e disposta in aree tematiche convergenti. La nostra intenzione primaria era quella di far capire quanto una buona traduzione possa dare nuova vita alle parole di alcuni autori, e quella di far conoscere la cultura istriana a parlanti italofoni affinché non diventi autarchica e incapace di muoversi. Dall’altro lato, abbiamo voluto dare l’opportunità alla stessa cultura locale croata di riflettere su valori e concetti stranieri ugualmente affascinanti e interessanti.
La sfida di tradurre la poesia
Nel libro sono inseriti molti esempi di traduzione, soprattutto poetica, per evidenziare le difficoltà incontrate nel rendere correttamente il significato del testo nella nuova versione linguistica.
“Abbiamo cercato di svolgere un lavoro di critica traduttiva oggettivo – spiega Lorena Lazarić – che non si limitasse alla mera ricerca dell’errore da penalizzare, ma che fosse piuttosto il frutto di riflessioni, di diverse opinioni e di discussione per individuare la soluzione traduttiva migliore. Abbiamo trattato diversi ambiti di critica letteraria, ma sempre prendendo in considerazione i due lati della medaglia. Volevamo mettere in pratica tutte le nozioni teoriche acquisite negli anni di lavoro, addentrandoci anche nella pratica. Poichè entrambe amiamo le sfide, la scelta è caduta su poeti un po’ “fuori dalle righe”, come Daniel Načinović con il suo linguaggio caleidoscopico e Gianni Rodari con quei suoi girotondi di parole che lui stesso definisce “un oceano da esplorare”. E poi su Ujčić, tradotto da Rita, che con parole schiette racconta come per immagini un mondo contadino rustico e aspro. Cercare di far conoscere questi poeti così poliedrici al pubblico che non parla la lingua in cui è stato prodotto l’originale, ha rappresentato per me un onore. Se con il nostro contribuito siamo riuscite a trasmettere, anche in minima parte, alle generazioni di oggi e a quelle future, l’amore per la poesia, allora abbiamo raggiunto lo scopo. Nello scegliere gli autori da trattare nella critica traduttiva ci siamo lasciate trasportare da gusti personali e abbiamo volutamente variato tra autori più o meno recenti, e non è stato per caso che abbiamo scelto Leopardi, Cesarić e Maier e le traduzioni di Nazor, Čale, Kinel e Vekarić. Infine poi, parlando della donna attraverso le traduzioni di scrittrici emigrate abbiamo voluto fare omaggio a noi stesse e a tutte le donne del mondo”.

Italiano e croato: differenze e similitudini
“La lingua italiana e quella croata – osserva Rita Scotti Jurić – pur essendo molto diverse per origine etimologica, si ritrovano ad avere il vantaggio della vicinanza e parziale sovrapposizione geografica e storica. Con questo voglio dire che non ci sono grosse difficoltà dal punto di vista semantico quando si vuole tradurre un testo dall’italiano al croato e viceversa, in quanto abbiamo a che fare con culture e mentalità che sono molto prossime.
Ma di certo il compito non è facile. La lingua croata differisce da quella italiana per molte strutture grammaticali: per esempio non ha lo stesso numero di tempi e modi verbali (non ha il congiuntivo), per cui bisogna prestare particolare attenzione alla scelta che ne si fa nella traduzione per non alterare il significato. Un’altra grossa difficoltà si presenta nella maniera in cui il parlante considera lo svolgimento dell’azione espressa dal verbo: l’azione può essere vista come del tutto compiuta, nel suo svolgersi, oppure in rapporto al suo risultato. Il problema però sta nel fatto che l’“aspetto” nella lingua italiana è una categoria non grammaticalizzata, a differenza del tempo verbale che cambia a seconda del modo e che fornisce indicazioni sulla durata, sul tipo di svolgimento e sul grado di compiutezza del processo espresso dal verbo. Bisogna dire che con questo non si esauriscono le differenze di ordine grammaticale esistenti fra le due lingue, ce ne sono parecchi altri e di vario ordine. Ne posso citare ancora uno: la presenza dell’articolo determinativo e indeterminativo in italiano e la sua totale assenza in croato”.
Tradurre un dialetto in un altro dialetto
Una parte importante del libro è dedicata alla traduzione della poesia dialettale, ricca di espressioni onomatopeiche e di modi di dire, un codice che comunica contesti locali unici e particolari. È un’operazione possibile tradurre un dialetto in un altro dialetto?
“Noi ci abbiamo provato – risponde Lorena Lazarić. Ci siamo riuscite? A mio parere ce la siamo cavata bene. C’è da dire che tradurre da e in lingue di ceppi linguistici diversi, come lo sono l’italiano e il croato, è un’impresa ardua. Nel tradurre da dialetto in dialetto, poi, la difficoltà aumenta sicuramente e tradurre i poeti che abbiamo scelto noi fa salire ancora più in alto l’asticella della difficoltà. Ma perché farlo allora? Per quanto mi riguarda, per amore verso l’identità bilingue e diglossica che ci appartiene. L’italiano, il croato, l’istroveneto e il ciacavo fanno parte di noi, in maniera più o meno eterogenea, per cui voler condividere con altri l’amore per questa terra plurilingue e pluriculturale ci è sembrato doveroso. Tradurre non è mai facile perché oltre alle parole bisogna cercare di trasmettere al lettore finale l’anima dell’originale, e in molti casi riuscire a “tradurre” il folclore locale è stata tosta. Ma due persone perseveranti come noi non potevano che arrivare fino in fondo. Speriamo che i lettori siano soddisfatti”.
In Università, ad accogliere le autrici e l’uscita del libro, molti esponenti del mondo accademico e culturale, in una tavola rotonda intervallata dalle esecuzioni musicali di Chiara Jurić Božac al pianoforte e di Fabio Jurić al violoncello. Hanno salutato il pubblico la professoressa Lina Pliško, preside della Facoltà di Filosofia e la professoressa Iva Blažević, preside della Facoltà di scienze della formazione. Sono intervenuti: la professoressa Nives Zudič Antonić, della Facoltà del Litorale di Capodistria, recensore del libro, la professoressa Elis Deghenghi Olujić della Facoltà di Filosofia, e Daniel Načinović, poeta e traduttore.
Rita Scotti Jurić, già professoressa ordinaria all’Università degli studi “Juraj Dobrila” di Pola e ha svolto più volte la funzione di direttrice del Dipartimento di Studi in lingua italiana e di responsabile della Cattedra di lingua. Dal 2013 diventa ideatrice e coordinatrice del Corso post-laurea specialistica “Traduzione nel contesto del bilinguismo croato-italiano”. Nel 1997 è docente al Corso di dottorato dell’Università di Padova, Facoltà di scienze della formazione, sul tema del bilinguismo. Dall’anno accademico 2018/2019 tiene corsi di Dottorato all’Università Juraj Dobrila di Pola: Metodologia della ricerca (Metodologija znanstvenog rada) e Bilinguismo e plurilinguismo nell’Unione Europea, (Dvojezičnost i višejezičnost u Europskoj Uniji).
Per oltre vent’anni è stata direttrice didattica del Corso di aggiornamento per insegnanti di italiano L2 e ha organizzato importanti convegni internazionali all’Università di Pola. Ha pubblicato oltre 130 saggi scientifici, è autrice di sei libri d’autore e curatrice di altri sei. Ha partecipato a 69 convegni scientifici in Europa, America, Asia e Africa con saggi legati a quello che è il suo interesse scientifico specifico: il bilinguismo, l’interculturalità, la linguistica pragmatica e le problematiche traduttive.
Lorena Lazarić è docente presso l’Università degli studi “Juraj Dobrila” di Pola e interprete giudiziario per la lingua italiana. Svolge la funzione di recensore di libri di testo per l’insegnamento della lingua italiana nelle scuole d’infanzia e primarie. Da lunghi anni collabora con l’Agenzia per l’Educazione e Istruzione come membro della Commissione statale per le gare di italiano L2 e fino al 2007 anche come coordinatrice del Consiglio professionale degli insegnanti di lingua italiana nella scuola elementare per la Regione Istriana. Dal 2019 ricopre il ruolo di vicepreside della Facoltà di Scienze della Formazione. I suoi interessi sono legati alla traduzione, alla didattica della lingua italiana, alla linguistica applicata, alla letteratura per l’infanzia, alla cultura tradizionale e all’interculturalità. Ha partecipato a convegni nazionali e internazionali in Croazia e all’estero e pubblicato vari saggi scientifici.