Tradurre e non tradire

L’ultimo saggio di Rita Scotti Jurić e Lorena Lazarić

Testo di Luisa SORBONE

13.04.2023.

A tutti coloro che traducono perché non vogliono vivere in province confinanti col silenzio. - George Steiner

• È frut­to di 10 anni di stu­dio e ha per tema la tra­du­zi­one, nei suoi aspet­ti teori­ci e pratici.

Un lavo­ro che inda­ga tra dif­fe­ren­ze cul­tu­ra­li ed espre­ssi­ve e che vuole dare un reale con­tri­bu­to alla sci­en­za del­la tra­du­zi­one, poeti­ca e let­te­ra­ria. Rita Scotti Jurić e Lorena Lazarić sono le autri­ci di “Tradurre e non tra­di­re” – rifle­ssi­oni teoric­he e ana­li­si tes­tu­ali – pre­sen­ta­to all’Università Juraj Dobrila di Pola il 13 aprile.

“Tradurre e non tra­di­re” è dedi­ca­to a chi il tra­dut­to­re lo fa “di mes­ti­ere”, ma anc­he a tut­ti colo­ro che si inte­re­ssa­no di inte­ra­zi­one cul­tu­ra­le e lin­gu­is­ti­ca in sen­so più ampio. In un con­tes­to regi­ona­le come quel­lo dell’Istria, da sem­pre ter­ra di incro­ci per ragi­oni sto­ric­he e geogra­fic­he, la tra­du­zi­one diven­ta spe­sso una nece­ssità. Nel sag­gio, pub­bli­ca­to dall’Università degli stu­di “Juraj Dobrila” di Pola tan­te inte­re­ssan­ti con­si­de­ra­zi­oni sul­la ricer­ca del gius­to equ­ili­brio tra la fedel­tà alla strut­tu­ra gram­ma­ti­ca­le del tes­to ori­gi­na­le e la liber­tà sti­lis­ti­ca nel tes­to di arrivo.

Un ruolo complesso

Il tra­dut­to­re è un po’ come un viag­gi­ato­re. Come dice Batteux, “scam­bia a vol­te un pezzo d’o­ro con mol­ti d’ar­gen­to, a vol­te più pezzi d’ar­gen­to con un oro”. Una meta­fo­ra che sot­to­li­nea l’u­ni­cità e al tem­po ste­sso la res­pon­sa­bi­lità di chi tra­du­ce, a cui l’a­uto­re affi­da il com­pi­to di inter­pre­ta­re e ripro­dur­re mon­di spe­sso sconosciuti.

“La rifle­ssi­one sull’ impor­tan­te figu­ra del tra­dut­to­re – com­men­ta Rita Scotti Jurić – inte­re­ssa da anni lin­gu­is­ti e filo­lo­gi. Quando uno scrit­to­re inter­pre­ta a paro­le i pro­pri sen­ti­men­ti, le emo­zi­oni, l’amore, l’o­dio, l’ansia, li tra­sfor­ma in un’altra dimen­si­one, in for­ma scrit­ta. Più abi­le è ques­ta tran­s­co­di­fi­ca più “gran­de” sarà lo scrit­to­re. Il vero pro­ble­ma sor­ge quan­do il tes­to passa dal­le mani dell’autore a quel­le del tra­dut­to­re. L’autore gli­elo asseg­na con ansia, quasi come se affi­da­sse un bam­bi­no nel­le mani di chi lo deve cus­to­di­re. E ci sono due modi diver­si di bada­re a un bam­bi­no: lo si può fare con pro­fe­ssi­ona­lità, rima­nen­do cor­ret­ti e man­te­nen­do un cer­to dis­tac­ca­to, oppu­re lo si può fare met­ten­do­ci il cuore. Da ques­to passag­gio dipen­derà la fres­c­he­zza e la veri­di­cità del­l’es­pre­ssi­one. Ecco, in sin­te­si, dici­amo che il tra­dut­to­re è quell’affidatario che tras­por­ta nel migli­or dei modi un ele­men­to dal pun­to del per­cor­so A a quel­lo B, man­te­nen­do­ne inal­te­ra­ti i modi, le passi­oni, i gus­ti e la bel­le­zza di ciò che gli è sta­to affidato.

Tradurre per capire meglio la diversità

Per oltre quaran­t’an­ni – con­ti­nua Rita Scotti Jurić – ho inseg­na­to pre­sso il dipar­ti­men­to di Italianistica dell’Università di Pola. Anni fa ho avu­to l’idea di pro­get­ta­re un cor­so post laurea che appro­fon­di­sse gli aspet­ti del­la tra­du­zi­one e così è nato il Corso spe­ci­alis­ti­co post laurea in tra­du­zi­one, di cui sono sta­ta res­pon­sa­bi­le fino al mio pen­si­ona­men­to. Il desi­de­rio di tene­re sem­pre le luci di posi­zi­one acce­se in fat­to di tra­du­zi­one è diven­ta­to uno sti­le di vita, un’abitudine che si rin­no­va ogni qual­vol­ta ci tro­vi­amo di fron­te a un tes­to tra­dot­to. A con­clu­si­one del­la mia lun­ga vita lavo­ra­ti­va, abbi­amo pen­sa­to di rac­co­gli­ere alcu­ni sag­gi già pre­sen­ta­ti ai conveg­ni e di aggi­un­ger­ne altri ine­di­ti, pro­po­nen­do una strut­tu­ra teori­ca del tut­to nuova, aggi­or­na­ta e dis­pos­ta in aree tema­tic­he conver­gen­ti. La nos­tra inten­zi­one pri­ma­ria era quel­la di far capi­re quan­to una buona tra­du­zi­one possa dare nuova vita alle paro­le di alcu­ni auto­ri, e quel­la di far conos­ce­re la cul­tu­ra istri­ana a par­lan­ti ita­lo­fo­ni affin­c­hé non diven­ti autar­c­hi­ca e inca­pa­ce di muover­si. Dall’altro lato, abbi­amo volu­to dare l’opportunità alla ste­ssa cul­tu­ra loca­le cro­ata di riflet­te­re su valo­ri e con­cet­ti stra­ni­eri ugu­al­men­te affas­ci­nan­ti e interessanti.

La sfida di tradurre la poesia

Nel libro sono inse­ri­ti mol­ti esem­pi di tra­du­zi­one, soprat­tut­to poeti­ca, per evi­den­zi­are le dif­fi­col­tà incon­tra­te nel ren­de­re cor­ret­ta­men­te il sig­ni­fi­ca­to del tes­to nel­la nuova ver­si­one linguistica.

“Abbiamo cer­ca­to di svol­ge­re un lavo­ro di cri­ti­ca tra­dut­ti­va ogget­ti­vo – spi­ega Lorena Lazarić – che non si limi­ta­sse alla mera ricer­ca dell’errore da pena­li­zza­re, ma che fosse piut­tos­to il frut­to di rifle­ssi­oni, di diver­se opi­ni­oni e di dis­cu­ssi­one per indi­vi­du­are la solu­zi­one tra­dut­ti­va migli­ore. Abbiamo trat­ta­to diver­si ambi­ti di cri­ti­ca let­te­ra­ria, ma sem­pre pren­den­do in con­si­de­ra­zi­one i due lati del­la meda­glia.  Volevamo met­te­re in pra­ti­ca tut­te le nozi­oni teoric­he acqu­isi­te negli anni di lavo­ro, adden­tran­do­ci anc­he nel­la pra­ti­ca. Poichè entram­be ami­amo le sfi­de, la scel­ta è cadu­ta su poeti un po’ “fuori dal­le rig­he”, come Daniel Načinović con il suo lin­gu­ag­gio cale­idos­co­pi­co e Gianni Rodari con quei suoi giro­ton­di di paro­le che lui ste­sso defi­nis­ce “un oce­ano da esplo­ra­re”. E poi su Ujčić, tra­dot­to da Rita, che con paro­le schi­et­te rac­con­ta come per imma­gi­ni un mon­do con­ta­di­no rus­ti­co e aspro. Cercare di far conos­ce­re ques­ti poeti così poli­edri­ci al pub­bli­co che non par­la la lin­gua in cui è sta­to pro­dot­to l’o­ri­gi­na­le, ha rap­pre­sen­ta­to per me un ono­re. Se con il nos­tro con­tri­bu­ito siamo rius­ci­te a tra­smet­te­re, anc­he in mini­ma par­te, alle gene­ra­zi­oni di oggi e a quel­le futu­re, l’amore per la poesia, allo­ra abbi­amo rag­gi­un­to lo sco­po. Nello sce­gli­ere gli auto­ri da trat­ta­re nel­la cri­ti­ca tra­dut­ti­va ci siamo las­ci­ate tras­por­ta­re da gus­ti per­so­na­li e abbi­amo volu­ta­men­te vari­ato tra auto­ri più o meno recen­ti, e non è sta­to per caso che abbi­amo scel­to Leopardi, Cesarić e Maier e le tra­du­zi­oni di Nazor, Čale, Kinel e Vekarić. Infine poi, par­lan­do del­la don­na attra­ver­so le tra­du­zi­oni di scrit­tri­ci emi­gra­te abbi­amo volu­to fare omag­gio a noi ste­sse e a tut­te le don­ne del mondo”.

Italiano e croato: differenze e similitudini

“La lin­gua ita­li­ana e quel­la cro­ata – osser­va Rita Scotti Jurić – pur essen­do mol­to diver­se per ori­gi­ne eti­mo­lo­gi­ca, si ritro­va­no ad ave­re il van­tag­gio del­la vici­nan­za e par­zi­ale sovrap­po­si­zi­one geogra­fi­ca e sto­ri­ca. Con ques­to voglio dire che non ci sono gro­sse dif­fi­col­tà dal pun­to di vis­ta seman­ti­co quan­do si vuole tra­dur­re un tes­to dall’italiano al cro­ato e vice­ver­sa, in quan­to abbi­amo a che fare con cul­tu­re e men­ta­lità che sono mol­to prossime.

Ma di cer­to il com­pi­to non è faci­le. La lin­gua cro­ata dif­fe­ris­ce da quel­la ita­li­ana per mol­te strut­tu­re gram­ma­ti­ca­li: per esem­pio non ha lo ste­sso nume­ro di tem­pi e modi ver­ba­li (non ha il con­gi­un­ti­vo), per cui bisog­na pres­ta­re par­ti­co­la­re atten­zi­one alla scel­ta che ne si fa nel­la tra­du­zi­one per non alte­ra­re il sig­ni­fi­ca­to. Un’altra gro­ssa dif­fi­col­tà si pre­sen­ta nel­la mani­era in cui il par­lan­te con­si­de­ra lo svol­gi­men­to dell’azione espre­ssa dal ver­bo: l’a­zi­one può esse­re vis­ta come del tut­to com­pi­uta, nel suo svol­ger­si, oppu­re in rap­por­to al suo risul­ta­to. Il pro­ble­ma però sta nel fat­to che l’“aspetto” nel­la lin­gua ita­li­ana è una cate­go­ria non gram­ma­ti­ca­li­zza­ta, a dif­fe­ren­za del tem­po ver­ba­le che cam­bia a secon­da del modo e che for­nis­ce indi­ca­zi­oni sul­la dura­ta, sul tipo di svol­gi­men­to e sul gra­do di com­pi­ute­zza del pro­ce­sso espre­sso dal ver­bo. Bisogna dire che con ques­to non si esa­uris­co­no le dif­fe­ren­ze di ordi­ne gram­ma­ti­ca­le esis­ten­ti fra le due lin­gue, ce ne sono parec­c­hi altri e di vario ordi­ne. Ne posso cita­re anco­ra uno: la pre­sen­za dell’articolo deter­mi­na­ti­vo e inde­ter­mi­na­ti­vo in ita­li­ano e la sua tota­le assen­za in croato”.

Tradurre un dialetto in un altro dialetto

Una par­te impor­tan­te del libro è dedi­ca­ta alla tra­du­zi­one del­la poesia dialet­ta­le, ric­ca di espre­ssi­oni ono­ma­to­pe­ic­he e di modi di dire, un codi­ce che comu­ni­ca con­tes­ti loca­li uni­ci e par­ti­co­la­ri. È un’o­pe­ra­zi­one possi­bi­le tra­dur­re un dialet­to in un altro dialetto?

“Noi ci abbi­amo pro­va­to – ris­pon­de Lorena Lazarić. Ci siamo rius­ci­te? A mio pare­re ce la siamo cava­ta bene. C’è da dire che tra­dur­re da e in lin­gue di cep­pi lin­gu­is­ti­ci diver­si, come lo sono l’italiano e il cro­ato, è un’impresa ardua. Nel tra­dur­re da dialet­to in dialet­to, poi, la dif­fi­col­tà aumen­ta sicu­ra­men­te e tra­dur­re i poeti che abbi­amo scel­to noi fa sali­re anco­ra più in alto l’asticella del­la dif­fi­col­tà. Ma per­c­hé far­lo allo­ra? Per quan­to mi rigu­ar­da, per amo­re ver­so l’identità bilin­gue e diglo­ssi­ca che ci appar­ti­ene. L’italiano, il cro­ato, l’istroveneto e il ciaca­vo fan­no par­te di noi, in mani­era più o meno ete­ro­ge­nea, per cui voler con­di­vi­de­re con altri l’amore per ques­ta ter­ra plu­ri­lin­gue e plu­ri­cul­tu­ra­le ci è sem­bra­to dove­ro­so. Tradurre non è mai faci­le per­c­hé oltre alle paro­le bisog­na cer­ca­re di tra­smet­te­re al let­to­re fina­le l’anima dell’originale, e in mol­ti casi rius­ci­re a “tra­dur­re” il fol­clo­re loca­le è sta­ta tos­ta. Ma due per­so­ne per­se­ve­ran­ti come noi non pote­va­no che arri­va­re fino in fon­do. Speriamo che i let­to­ri siano soddisfatti”.

In Università, ad acco­gli­ere le autri­ci e l’us­ci­ta del libro, mol­ti espo­nen­ti del mon­do acca­de­mi­co e cul­tu­ra­le, in una tavo­la roton­da inter­val­la­ta dal­le ese­cu­zi­oni musi­ca­li di Chiara Jurić Božac al piano­for­te e di Fabio Jurić al violon­cel­lo. Hanno salu­ta­to il pub­bli­co la pro­fe­sso­re­ssa Lina Pliško, pre­si­de del­la Facoltà di Filosofia e la pro­fe­sso­re­ssa Iva Blažević, pre­si­de del­la Facoltà di sci­en­ze del­la for­ma­zi­one. Sono inter­ve­nu­ti: la pro­fe­sso­re­ssa Nives Zudič Antonić, del­la Facoltà del Litorale di Capodistria, recen­so­re del libro, la pro­fe­sso­re­ssa Elis Deghenghi Olujić del­la  Facoltà di Filosofia, e Daniel Načinović, poeta e traduttore.

Rita Scotti Jurić, già pro­fe­sso­re­ssa ordi­na­ria all’Università degli stu­di “Juraj Dobrila” di Pola e ha svol­to più vol­te la fun­zi­one di diret­tri­ce del Dipartimento di Studi in lin­gua ita­li­ana e di res­pon­sa­bi­le del­la Cattedra di lin­gua. Dal 2013 diven­ta ide­atri­ce e coor­di­na­tri­ce del Corso post-laurea spe­ci­alis­ti­ca “Traduzione nel con­tes­to del bilin­gu­ismo cro­ato-ita­li­ano”. Nel 1997 è docen­te al Corso di dot­to­ra­to dell’Università di Padova, Facoltà di sci­en­ze del­la for­ma­zi­one, sul tema del bilin­gu­ismo. Dall’anno acca­de­mi­co 2018/2019 tiene cor­si di Dottorato all’Università Juraj Dobrila di Pola: Metodologia del­la ricer­ca  (Metodologija znans­tve­nog rada) e Bilinguismo e plu­ri­lin­gu­ismo nell’Unione Europea, (Dvojezičnost i više­je­zič­nost u Europskoj Uniji).

Per oltre vent’anni è sta­ta diret­tri­ce didat­ti­ca del Corso di aggi­or­na­men­to per inseg­nan­ti di ita­li­ano L2 e ha orga­ni­zza­to impor­tan­ti conveg­ni inter­na­zi­ona­li all’Università di Pola. Ha pub­bli­ca­to oltre 130 sag­gi sci­en­ti­fi­ci, è autri­ce di sei libri d’autore e cura­tri­ce di altri sei. Ha par­te­ci­pa­to a 69 conveg­ni sci­en­ti­fi­ci in Europa, America, Asia e Africa con sag­gi lega­ti a quel­lo che è il suo inte­re­sse sci­en­ti­fi­co spe­ci­fi­co: il bilin­gu­ismo, l’in­ter­cul­tu­ra­lità, la lin­gu­is­ti­ca prag­ma­ti­ca e le pro­ble­ma­tic­he traduttive.

Lorena Lazarić è docen­te pre­sso l’Università degli stu­di “Juraj Dobrila” di Pola e inter­pre­te giudi­zi­ario per la lin­gua ita­li­ana. Svolge la fun­zi­one di recen­so­re di libri di tes­to per l’in­seg­na­men­to del­la lin­gua ita­li­ana nel­le scu­ole d’infanzia e pri­ma­rie. Da lun­g­hi anni col­la­bo­ra con l’Agenzia per l’Educazione e Istruzione come mem­bro del­la Commissione sta­ta­le per le gare di ita­li­ano L2 e fino al 2007 anc­he come coor­di­na­tri­ce del Consiglio pro­fe­ssi­ona­le degli inseg­nan­ti di lin­gua ita­li­ana nel­la scu­ola ele­men­ta­re per la Regione Istriana. Dal 2019 rico­pre il ruolo di vice­pre­si­de del­la Facoltà di Scienze del­la Formazione. I suoi inte­re­ssi sono lega­ti alla tra­du­zi­one, alla didat­ti­ca del­la lin­gua ita­li­ana, alla lin­gu­is­ti­ca appli­ca­ta, alla let­te­ra­tu­ra per l’infanzia, alla cul­tu­ra tra­di­zi­ona­le e all’interculturalità. Ha par­te­ci­pa­to a conveg­ni nazi­ona­li e inter­na­zi­ona­li in Croazia e all’estero e pub­bli­ca­to vari sag­gi scientifici.