Il viaggio di Claudia Durastanti dalla Lucania contadina alla Luna

“Missitalia”: un romanzo corale di vite immaginarie

Testo di Luisa SORBONE

03.12.2025.

“Missitalia” è tra i tito­li pre­sen­ti alla tren­tu­ne­si­ma Fiera del libro in Istria. È il quin­to libro di Claudia Durastanti, scrit­tri­ce e tra­dut­tri­ce nata a New York e cres­ci­uta in un paesi­no del­la Basilicata.

Pubblicato da La Nave di Teseo nel 2024, usci­to in Croazia nel mese di giug­no di ques­t’an­no con Naklada OceanMore, “Missitalia” intrec­cia tre sto­rie ambi­en­ta­te in tre epoc­he diver­se: il bri­gan­tag­gio degli anni 1860 – 1870, il dopo­gu­er­ra degli anni ’50 e un futu­ro uto­pi­co. Quasi tre roman­zi in uno, a metà tra la Storia e la fic­ti­on, che han­no in comu­ne temi e ter­ri­to­ri. Il con­tes­to geogra­fi­co è quel­lo del­la Val d’Agri, a sud-ovest del­la Basilicata, ter­ra d’o­ri­gi­ne fami­li­are. I temi sono quel­li uni­ver­sa­li: la fem­mi­ni­lità e la rap­pre­sen­ta­zi­one iden­ti­ta­ria, il rap­por­to con la comu­nità, la memo­ria fami­li­are e il muta­men­to soci­ale, la ten­si­one con­ti­nua tra moder­nità e radi­ci culturali.

Il tito­lo, “Missitalia”, sfrut­ta la poli­se­mia e gioca iro­ni­ca­men­te con la deno­mi­na­zi­one del cele­bre con­cor­so di bel­le­zza: come a dire che dietro l’apparenza nazi­onal-cele­bra­ti­va del­la ritu­alità da passe­rel­la si nas­con­de, in real­tà, il ritrat­to com­ple­sso e con­trad­dit­to­rio di un’i­den­tità, soprat­tut­to quel­la del sud-Italia, fat­ta sì di gla­mo­ur ma anc­he di pro­me­sse man­ca­te, come sug­ge­ris­ce l’in­gle­se “miss”.

Oltre al ter­ri­to­rio, le don­ne sono le vere pro­ta­go­nis­te del roman­zo. Tutte for­ti e deter­mi­na­te, capa­ci di ris­c­hi­are e di fallire.

Amalia, nel­la pri­ma sto­ria, è una don­na libe­ra e corag­gi­osa. Una “Madre” puta­ti­va, così la chi­ama­no, che acco­glie raga­zze abban­do­na­te e bri­gan­ti redu­ci dagli scon­tri, in un mon­do agres­te ed eso­te­ri­co, dipin­to dal­l’a­utri­ce nei det­ta­gli, che resis­te fino all’av­ven­to del­la pri­ma Fabbrica. Ada, antro­po­lo­ga roma­na, nel­la secon­da sto­ria, fa par­te di una spe­di­zi­one in Lucania per stu­di­are il fol­k­lo­re e la cul­tu­ra, pro­prio negli anni del secon­do dopo­gu­er­ra in cui la regi­one si tro­va ad affron­ta­re l’i­po­te­si, sem­pre più realis­ti­ca, del­la nas­ci­ta di impi­an­ti estrat­ti­vi che ine­vi­ta­bil­men­te pro­voc­he­ran­no sconqu­assi geogra­fi­ci. A dis­tan­za di cen­t’an­ni, nel­la ter­za par­te, la Lucania diven­ta un avam­pos­to futu­ris­ti­co da cui decol­la­no navi­cel­le spa­zi­ali che van­no sul­la Luna. “A”, la pro­ta­go­nis­ta, ha il com­pi­to di stoc­ca­re “il con­te­nu­to del­le cap­su­le tem­po­ra­li rinve­nu­te in vari pun­ti del­la ter­ra”, per  sal­va­re e cus­to­di­re la memo­ria col­let­ti­va del  piane­ta Terra e la sua storia.

Tre don­ne acco­mu­na­te dal­la sen­si­bi­lità nei con­fron­ti del paesag­gio, del­la memo­ria e del­la tra­di­zi­one. “Vite imma­gi­na­rie” le ha defi­ni­te la ste­ssa autri­ce, che dan­no vita ad un roman­zo cora­le cari­co di ten­si­oni reali.

Lo sti­le res­ta uno degli aspet­ti più inte­re­ssan­ti di ques­t’o­pe­ra. Un lin­gu­ag­gio ric­c­hi­ssi­mo di imma­gi­ni e des­cri­zi­oni nel­la pri­ma sto­ria, che per cer­ti ver­si riman­da al reali­smo magi­co di Gabriel García Márquez. Uno sti­le che pro­gre­ssi­va­men­te si assot­ti­glia, fino a ridur­si all’e­ssen­zi­ale nel­la ter­za sto­ria, diven­tan­do sem­pre più deno­ta­ti­vo come nel­le fra­si di una “quene­auiana” Morale élémen­ta­ire. “E quel­le era­no le ragi­oni – si leg­ge in una del­le pagi­ne con­clu­si­ve, quasi come un ver­so poeti­co stac­ca­to dal­la pro­sa – per cui le per­so­ne sareb­be­ro tor­na­te indietro”.

Claudia Durastanti ha esor­di­to nel 2010 con il roman­zo Un gior­no ver­rò a lan­ci­are sassi alla tua fines­tra vin­cen­do il “Premio Mondello Giovani”, il “Premio Castiglioncello Opera Prima” e arri­van­do in fina­le al “Premio John Fante Opera Prima”. Ha pub­bli­ca­to i roman­zi A Chloe, per le ragi­oni sba­gli­ate nel 2013 e tre anni dopo Cleopatra va in pri­gi­one. Con La stra­ni­era, del 2019, un mémo­ir fami­li­are dedi­ca­to alla figu­ra del­la madre entra nel­la cinqu­ina fina­le del “Premio Strega”, vin­ce il “Premio Strega Off” e il “Premio Pozzale Luigi Russo”. Sempre con La stra­ni­era è fina­lis­ta al “Premio Alassio Centolibri” e al “Premio Viareggio”. Il libro è tra­dot­to in diver­se lingue.

Ha pub­bli­ca­to inol­tre rac­con­ti su “Los Angeles Review of Books”,”The Serving Library”, e col­la­bo­ra con “TuttoLibri” e “Internazionale”.

Collabora in qualità di tra­dut­tri­ce con diver­se case edi­tri­ci ita­li­ane. Lavora come con­su­len­te edi­to­ri­ale per il “Salone del libro di Torino” ed è cofon­da­tri­ce del “Festival of Italian Literature” in London. Dal 2021 è cura­tri­ce de “La tar­ta­ru­ga”, mar­c­hio del gruppo.