Se non capisci tua madre, è perché ti ha permesso di diventare una donna diversa da lei
Autori Italiani in croato: pubblicata da Hena Com la versione croata di “Quando tornerò”, di Marco Balzano
Testo di Luisa SORBONE
È da alcuni giorni in libreria “Kad se vratim”, la versione in lingua croata di “Quando tornerò”, romanzo di Marco Balzano che in Italia ha riscosso molto successo. Uscito per Einaudi nel 2021, è pubblicato in Croazia dalla casa editrice Hena Com, con la traduzione di Mirna Čubranić. Il libro è stato tradotto grazie ad un contributo alla traduzione del Ministero degli Affari Esteri e della Cooperazione Internazionale italiano.
Quando tornerò-Kad se vratim racconta di migrazione e di rapporti familiari interrotti, attraverso lo sguardo e la voce dei suoi protagonisti: una madre e i suoi figli. Una storia di grande attualità, che ci aiuta a comprendere le ragioni e le implicazioni, profonde e dolorose, di chi vede nell’emigrare altrove la soluzione migliore. Una storia che diventa emblematica, nel suo rappresentare una condizione femminile che parrebbe destinata all’invisibilità.
Daniela è una donna dell’est che decide di lasciare la famiglia per emigrare in occidente, il “ricco occidente”, in cerca di lavoro. Perché vivere in un piccolo villaggio tra la Romania e la Moldavia non offre molte prospettive per il futuro, soprattutto per quello dei figli. Non c’è lavoro, i soldi sono pochi. E allora il lavoro si va a prendere dove c’è, come badante, collaboratrice domestica o baby-sitter.
È così che Daniela, un mattino di buon’ora, se ne va. Senza dire nulla a nessuno fugge dalla sua casa “come una ladra”, per raggiungere l’Italia. E a Milano trova lavoro.
Nei primi tempi tutto sembra funzionare: l’equilibrio della famiglia regge, arrivano i soldi dall’Italia, i regali, le promesse. Ma dopo un po’ la scelta fatta si rivela pesante per tutti. Per Daniela non è facile “tenere tutto insieme”: la fuga come atto d’ amore e generosità, la nostalgia, la lontananza forzata. Il senso di colpa. Anche per una donna coraggiosa e determinata come lei è sempre in agguato il pensiero di aver abbandonato la famiglia per andare in un altrove, a prendersi cura di altri esseri umani.
E i figli, Manuel e Angelica, che i sociologi definirebbero “left behind”, non possono fare altro che attendere. Incapaci di comprendere il significato della decisione materna si ritrovano a fare i conti con la rabbia e il senso di abbandono.
Sarà un avvenimento drammatico ad accostare in nuove forme i pezzi di un mosaico familiare divenuto troppo confuso, con un esito tutt’altro che scontato che lascia al lettore domande importanti. Come quella che Daniela farà a se stessa una volta ritornata in Romania: «Una madre che è stata tanto tempo lontana può ancora dirsi madre?»
Una storia prima di raccontarla bisogna saperla ascoltare, ha affermato nel corso di un incontro. Anche per la stesura di questo romanzo ha ascoltato la storia di donne come Daniela?
- Con quella frase intendo dire che non si può avere la presunzione di farsi bastare la fantasia e lo studio: se una storia è incarnata in un uomo o in una donna che esistono, bisogna andare ad ascoltarli. È il modo migliore per restituire la vita, i sentimenti, lo sguardo, la voce. Tutto ciò vale particolarmente per questo libro: ho intervistato molte donne che svolgono un lavoro di cura: badanti, infermieri, colf, baby sitter… Il lavoro di cura ha delle dinamiche uniche, basti pensare che il luogo di lavoro e di abitazione coincidono, che è un impiego h24, e via dicendo… A me interessava restituire il coraggio di queste donne, vere protagoniste dell’emigrazione economica contemporanea, ma anche la loro solitudine e la loro emancipazione.
Quanto è stato per lei importante, sotto il profilo etico e letterario, raccontare una storia come questa?
- Parliamo di emigrazione in maniera molto approssimativa e questo crea luoghi comuni che in fretta aprono le porte al populismo e, a volte, anche al razzismo. Si parla di emigrazione come fosse ancora, principalmente, una questione maschile. Non è più così da trent’anni. L’Occidente non ha più molto bisogno di braccia maschili, ma di assistenza agli affetti, di cura dei più fragili. Senza queste donne la società non sostiene i suoi ritmi di produzione e di relazione. Non è una questione morale, ma pratica. E siccome finalmente si parla a voce più alta e forte di pari opportunità e di diritti delle donne, mi piaceva e ritenevo urgente raccontare una storia familiare ci coraggio femminile. Queste donne creano ponti, permettono ai propri figli di avere la stessa vita dei nostri figli, ma a che prezzo? Spesso la vita trascorre in un’eterna distanza e in una costante attesa di un ritorno e di un ricongiungimento che non arrivano. È una storia di restituzione, se posso dire così.
Come ha accolto la notizia della traduzione del libro e della sua diffusione in Croazia?
- La Croazia mi ricorda diverse vacanze con gli amici, i miei figli e un bellissimo viaggio che dall’Istria mi ha portato fino in Albania. È un territorio importante e sempre più vivace culturalmente. Sono stato felice e spero ci sia occasione di incontrare i lettori croati. Un libro, in fondo, serve anche a incontrare nuove persone e per me una traduzione all’estero vale più di qualsiasi premio perché mi mette davanti alla magia delle mie parole che diventano un’altra lingua, a volte persino un altro alfabeto, ed è bello vederle trasformarsi e andare lontano.
Marco Balzano è nato a Milano nel 1978 e qui lavora come docente di lettere e di scrittura. Con Sellerio ha pubblicato i romanzi “Il figlio del figlio” (Premio Corrado Alvaro Opera prima), “Pronti a tutte le partenze” (Premio Flaiano) e “L’ultimo arrivato” (Premio Campiello). Per Einaudi ha pubblicato Resto qui (2018 e 2020) che ha vinto, tra gli altri, il Premio letterario Elba, il Premio Bagutta, il Premio Mario Rigoni Stern ed è stato finalista al Premio Strega; in Francia ha conseguito il Prix Méditerranée, mentre in Germania ha scalato rapidamente la classifica dei libri più venduti. Per Einaudi ha inoltre pubblicato “Le parole sono importanti” (2019), e nel 2021, sempre per Einaudi, esce il suo quinto romanzo “Quando tornerò”. Nel 2022 escono per Einaudi la raccolta di poesie “Nature umane” e “Cosa c’entra la felicità? Una parola e quattro storie” per Feltrinelli.
Collabora con le pagine culturali del Corriere della Sera e insegna scrittura alla Scuola Belleville di Milano. I suoi libri sono a oggi tradotti in molti Paesi.





