Lunga vita all’errore!

“Storie di errori memorabili” di Piero Martin vince il Trieste Next – festival della divulgazione scientifica.

Testo di Luisa SORBONE ● Fotografie di L. SORBONE e dell’archivio si Piero MARTIN

07.10.2024

Errare huma­num est. L’uomo che non fa nien­te non sba­glia mai. Quasi un leit­mo­tiv con­so­la­to­rio che va a sco­mo­da­re Sant’Agostino e Confucio per addol­ci­re il retro­gus­to del­l’a­ma­ro in boc­ca. Chi non fa non fal­la dice poi un plu­ri­men­zi­ona­to pro­ver­bio napo­le­ta­no. E se i luog­hi comu­ni esis­to­no, avran­no pure un loro perché.

Ma oggi più che mai, sem­bra che il pen­si­ero del­l’er­ra­re – nel suo dupli­ce sig­ni­fi­ca­to di quel­l’at­tra­ver­sa­re la vita vagan­do, fino a sba­gli­are caden­do in un erro­re – sia estra­neo ai nos­tri model­li cul­tu­ra­li. In altre paro­le, erra­re sarà anc­he uma­no, ma è meglio non dirlo.

In tem­pi soci­al­me­di­ati­ci che pre­di­ca­no sen­za sos­ta il cul­to del­la pre­sun­ta per­fe­zi­one, è il con­fron­to con l’er­ro­re ad esse­re pro­ble­ma­ti­co. In una giun­gla di foto da star, osten­ta­te e rara­men­te reali, di luog­hi vacan­za gla­mo­ur e di reali­zza­zi­oni culi­na­rie for­tu­na­te e fiera­men­te esi­bi­te, non è faci­le rico­nos­ce­re di esse­re lon­ta­ni dal­l’i­de­ale di splen­do­re massimo.

La reazi­one più frequ­en­te è quel­la di eli­mi­nar­lo, l’er­ro­re, let­te­ral­men­te di can­cel­lar­lo, come si fa con un bian­c­het­to sul tes­to già stam­pa­to o con il luci­do da scar­pe sul cuoio seg­na­to del­la pioggia.

Eppure anc­he i gran­di han­no sba­gli­ato e han­no avu­to il corag­gio o la modes­tia di ammet­ter­lo. Anzi pare che ci sia pure del­la geni­alità insi­ta nel­l’er­ro­re. E qui si par­la di sci­en­zi­ati come Fermi, Einstein, Pauling. Proprio del­le loro sto­rie e di quel­le di altri per­so­nag­gi famo­si, da Antonio Cabrini a Steven Spielberg, ci rac­con­ta Piero Martin, fisi­co e docen­te all’Università di Padova, nel suo “Storie di erro­ri memo­ra­bi­li”, pub­bli­ca­to da Laterza e neo vin­ci­to­re del “Trieste Next Science Book of the Year”.

Come nas­ce l’i­dea di scri­ve­re ques­to libro?

Questo libro è nato come una sor­ta di auto­bi­ogra­fia. Mi sono reso con­to di ave­re fat­to mol­ti erro­ri nel­la vita, sia dal pun­to di vis­ta per­so­na­le che pro­fe­ssi­ona­le. Riflettendo su come poter impa­ra­re da ques­ti sba­gli, ho sco­per­to che anc­he nel­la sci­en­za se ne fan­no mol­ti­ssi­mi. Ho pro­va­to a met­te­re insi­eme sto­rie che par­la­no di erro­ri nel­la ricer­ca e in altri ambi­ti del nos­tro erra­re, rac­con­tan­do­li dal­la par­te di chi sbaglia.

Il libro si apre rievo­can­do l’er­ro­re di un cal­ci­ato­re, Antonio Cabrini, e quel­lo di uno sci­en­zi­ato, Enrico Fermi. Errori in qual­c­he modo assimilabili? 

Sono due esem­pi di erro­re nel fina­le, che entram­bi i pro­ta­go­nis­ti han­no rico­nos­ci­uto. Antonio Cabrini duran­te la par­ti­ta dei Mondiali dell’82 ed Enrico Fermi nel­la sua lec­tio magis­tra­lis in occa­si­one del­la con­seg­na del Nobel nel 1938. Cabrini al momen­to del­la pre­mi­azi­one si scusò con il pre­si­den­te Sandro Pertini, pre­sen­te in tri­bu­na, per aver sba­gli­ato il fati­di­co rigo­re. E in un cer­to sen­so anc­he Fermi sba­gliò il suo rigo­re. Pensava di aver sco­per­to nuovi ele­men­ti “tran­su­ra­ni­ci” ma in real­tà ave­va osser­va­to un nuovo pro­ce­sso, quel­lo del­la fissi­one nucle­are. Non se ne era accor­to per una con­ca­te­na­zi­one di erro­ri, ma ammi­se il suo erro­re e fece un erra­ta cor­ri­ge alla lezione.

Una recen­te vicen­da di erro­re scientifico?

Quella dell’esperimento Opera, nel 2011, di cui han­no par­la­to tut­ti i gior­na­li. Venne annun­ci­ata come sco­per­ta e rive­la­va che i neutri­ni par­ti­ti dal Cern di Ginevra per arri­va­re al Gran Sasso viag­gi­ava­no ad una velo­cità mag­gi­ore di quel­la del­la luce. Una noti­zia che sco­nvol­se i fisi­ci di tut­to il mon­do, per­c­hé rom­pe­va uno dei prin­ci­pi fon­dan­ti del­la rela­ti­vità di Einstein. La suc­ce­ssi­va smen­ti­ta arrivò da par­te degli ste­ssi ricer­ca­to­ri. In quel caso l’er­ro­re è sta­to tro­va­to per­c­hé è sta­to reso pubblico.

È un erro­re anc­he il non rico­nos­ce­re il valo­re di una sco­per­ta, come nel caso del­l’in­tu­izi­one di Semmelweis da lei citata? 

Certo, Semmelweis ave­va capi­to che un sem­pli­ce ges­to avreb­be potu­to sal­va­re la vita a migli­aia di puer­pe­re, come rac­con­to nel libro. Ma solo 40 anni dopo, il suo lavo­ro sul­l’im­por­tan­za del­la prar­ti­ca di disin­fe­zi­one ven­ne pre­so seri­amen­te in considerazione.

E a vol­te, osser­van­do l’er­ro­re, si arri­va a sco­per­te inte­re­ssan­ti. C’è una nutri­ta let­te­ra­tu­ra sci­en­ti­fi­ca in tema di serendipity.

Si, sono mol­te le situ­azi­oni in cui le cose non van­no come avrem­mo pen­sa­to. In real­tà si trat­ta spe­sso di oppor­tu­nità che gene­ra­no nuove prospettive.

L’errore come fat­to­re evo­lu­ti­vo, dunque, nel­la vita come nel­la scienza?

Si ten­de spe­sso a guar­da­re alla sci­en­za come a un dis­tri­bu­to­re di cer­te­zze. Ma il fisi­co, lo sci­en­zi­ato, è un uomo e la sci­en­za è esat­ta, non è per­fet­ta. Anzi, nel­la sci­en­za l’er­ro­re è un impor­tan­te stru­men­to di conos­cen­za. Come scri­ve Karl Popper in Conoscenza ogget­ti­va, «evi­ta­re erro­ri è un ide­ale mes­c­hi­no: se non osi­amo affron­ta­re pro­ble­mi che siano così dif­fi­ci­li da ren­de­re l’errore quasi ine­vi­ta­bi­le, non vi sarà allo­ra svi­lup­po del­la conoscenza».

Nel libro, Martin par­la anc­he di erro­ri non sci­en­ti­fi­ci. Come quel­lo che accad­de in Inghilterra nel 1630 al momen­to del­la pub­bli­ca­zi­one del­la ver­si­one uffi­ci­ale angli­ca­na del­la Bibbia. Per un erro­re di stam­pa, un “non” dimen­ti­ca­to, che magi­ca­men­te scom­par­ve nel tes­to del set­ti­mo coman­da­men­to, quel­lo sul­l’a­dul­te­rio, il tes­to si tra­sfor­mò da sacro a ere­ti­co e da allo­ra è conos­ci­uto come The Wicked Bible, la Bibbia degli Adulteri.

La noti­zia inte­re­ssan­te è che oggi ne esis­to­no anco­ra una ven­ti­na, bat­tu­te all’as­ta per cifre considerevoli.

Piero Martin è pro­fe­sso­re ordi­na­rio di Fisica spe­ri­men­ta­le all’Università di Padova, attu­al­men­te dis­tac­ca­to pre­sso il Centro Interdisciplinare “B. Segre” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Studia la fusi­one quale sor­gen­te di ener­gia. Fellow dell’American Physical Society, è sta­to res­pon­sa­bi­le sci­en­ti­fi­co di gran­di pro­get­ti inter­na­zi­ona­li e oggi coor­di­na le atti­vità di fisi­ca di DTT, il nuovo gran­de espe­ri­men­to di fusi­one ita­li­ano. Scrive per “La Stampa” e “lavoce.info” e ha vin­to il Premio Fiuggi Scienza. Ha pub­bli­ca­to L’era dell’atomo (con A. Viola, Il Mulino 2014), Zerologia (con C. Bartocci e A. Tagliapietra, Il Mulino 2016) e Trash. Tutto quel­lo che dovres­te sape­re sui rifi­uti (con A. Viola, fina­lis­ta al Premio Galileo 2018 e vin­ci­to­re del Premio nazi­ona­le di divul­ga­zi­one sci­en­ti­fi­ca, sezi­one Scienze). Per Laterza è già auto­re di Le 7 misu­re del mon­do (2021, tra­dot­to in otto lin­gue e fina­lis­ta al Premio Galileo 2022).