Lunga vita all’errore!
“Storie di errori memorabili” di Piero Martin vince il Trieste Next – festival della divulgazione scientifica.
Testo di Luisa SORBONE ● Fotografie di L. SORBONE e dell’archivio si Piero MARTIN
Errare humanum est. L’uomo che non fa niente non sbaglia mai. Quasi un leitmotiv consolatorio che va a scomodare Sant’Agostino e Confucio per addolcire il retrogusto dell’amaro in bocca. Chi non fa non falla dice poi un plurimenzionato proverbio napoletano. E se i luoghi comuni esistono, avranno pure un loro perché.
Ma oggi più che mai, sembra che il pensiero dell’errare – nel suo duplice significato di quell’attraversare la vita vagando, fino a sbagliare cadendo in un errore – sia estraneo ai nostri modelli culturali. In altre parole, errare sarà anche umano, ma è meglio non dirlo.
In tempi socialmediatici che predicano senza sosta il culto della presunta perfezione, è il confronto con l’errore ad essere problematico. In una giungla di foto da star, ostentate e raramente reali, di luoghi vacanza glamour e di realizzazioni culinarie fortunate e fieramente esibite, non è facile riconoscere di essere lontani dall’ideale di splendore massimo.
La reazione più frequente è quella di eliminarlo, l’errore, letteralmente di cancellarlo, come si fa con un bianchetto sul testo già stampato o con il lucido da scarpe sul cuoio segnato della pioggia.
Eppure anche i grandi hanno sbagliato e hanno avuto il coraggio o la modestia di ammetterlo. Anzi pare che ci sia pure della genialità insita nell’errore. E qui si parla di scienziati come Fermi, Einstein, Pauling. Proprio delle loro storie e di quelle di altri personaggi famosi, da Antonio Cabrini a Steven Spielberg, ci racconta Piero Martin, fisico e docente all’Università di Padova, nel suo “Storie di errori memorabili”, pubblicato da Laterza e neo vincitore del “Trieste Next Science Book of the Year”.
Come nasce l’idea di scrivere questo libro?
Questo libro è nato come una sorta di autobiografia. Mi sono reso conto di avere fatto molti errori nella vita, sia dal punto di vista personale che professionale. Riflettendo su come poter imparare da questi sbagli, ho scoperto che anche nella scienza se ne fanno moltissimi. Ho provato a mettere insieme storie che parlano di errori nella ricerca e in altri ambiti del nostro errare, raccontandoli dalla parte di chi sbaglia.
Il libro si apre rievocando l’errore di un calciatore, Antonio Cabrini, e quello di uno scienziato, Enrico Fermi. Errori in qualche modo assimilabili?
Sono due esempi di errore nel finale, che entrambi i protagonisti hanno riconosciuto. Antonio Cabrini durante la partita dei Mondiali dell’82 ed Enrico Fermi nella sua lectio magistralis in occasione della consegna del Nobel nel 1938. Cabrini al momento della premiazione si scusò con il presidente Sandro Pertini, presente in tribuna, per aver sbagliato il fatidico rigore. E in un certo senso anche Fermi sbagliò il suo rigore. Pensava di aver scoperto nuovi elementi “transuranici” ma in realtà aveva osservato un nuovo processo, quello della fissione nucleare. Non se ne era accorto per una concatenazione di errori, ma ammise il suo errore e fece un errata corrige alla lezione.
Una recente vicenda di errore scientifico?
Quella dell’esperimento Opera, nel 2011, di cui hanno parlato tutti i giornali. Venne annunciata come scoperta e rivelava che i neutrini partiti dal Cern di Ginevra per arrivare al Gran Sasso viaggiavano ad una velocità maggiore di quella della luce. Una notizia che sconvolse i fisici di tutto il mondo, perché rompeva uno dei principi fondanti della relatività di Einstein. La successiva smentita arrivò da parte degli stessi ricercatori. In quel caso l’errore è stato trovato perché è stato reso pubblico.
È un errore anche il non riconoscere il valore di una scoperta, come nel caso dell’intuizione di Semmelweis da lei citata?
Certo, Semmelweis aveva capito che un semplice gesto avrebbe potuto salvare la vita a migliaia di puerpere, come racconto nel libro. Ma solo 40 anni dopo, il suo lavoro sull’importanza della prartica di disinfezione venne preso seriamente in considerazione.
E a volte, osservando l’errore, si arriva a scoperte interessanti. C’è una nutrita letteratura scientifica in tema di serendipity.
Si, sono molte le situazioni in cui le cose non vanno come avremmo pensato. In realtà si tratta spesso di opportunità che generano nuove prospettive.
L’errore come fattore evolutivo, dunque, nella vita come nella scienza?
Si tende spesso a guardare alla scienza come a un distributore di certezze. Ma il fisico, lo scienziato, è un uomo e la scienza è esatta, non è perfetta. Anzi, nella scienza l’errore è un importante strumento di conoscenza. Come scrive Karl Popper in Conoscenza oggettiva, «evitare errori è un ideale meschino: se non osiamo affrontare problemi che siano così difficili da rendere l’errore quasi inevitabile, non vi sarà allora sviluppo della conoscenza».
Nel libro, Martin parla anche di errori non scientifici. Come quello che accadde in Inghilterra nel 1630 al momento della pubblicazione della versione ufficiale anglicana della Bibbia. Per un errore di stampa, un “non” dimenticato, che magicamente scomparve nel testo del settimo comandamento, quello sull’adulterio, il testo si trasformò da sacro a eretico e da allora è conosciuto come The Wicked Bible, la Bibbia degli Adulteri.
La notizia interessante è che oggi ne esistono ancora una ventina, battute all’asta per cifre considerevoli.
Piero Martin è professore ordinario di Fisica sperimentale all’Università di Padova, attualmente distaccato presso il Centro Interdisciplinare “B. Segre” dell’Accademia Nazionale dei Lincei. Studia la fusione quale sorgente di energia. Fellow dell’American Physical Society, è stato responsabile scientifico di grandi progetti internazionali e oggi coordina le attività di fisica di DTT, il nuovo grande esperimento di fusione italiano. Scrive per “La Stampa” e “lavoce.info” e ha vinto il Premio Fiuggi Scienza. Ha pubblicato L’era dell’atomo (con A. Viola, Il Mulino 2014), Zerologia (con C. Bartocci e A. Tagliapietra, Il Mulino 2016) e Trash. Tutto quello che dovreste sapere sui rifiuti (con A. Viola, finalista al Premio Galileo 2018 e vincitore del Premio nazionale di divulgazione scientifica, sezione Scienze). Per Laterza è già autore di Le 7 misure del mondo (2021, tradotto in otto lingue e finalista al Premio Galileo 2022).





